Il titolo parrocchiale di san Giorgio Martire, il cui culto è notoriamente di derivazione orientale, univocamente attestato fin dai tempi più remoti, e insieme la nomenclatura greca della gerarchia ecclesiastica locale fanno pensare che la parrocchia sia potuta sorgere in un periodo di ancora forte influsso bizantino, forse in concomitanza con il processo di urbanizzazione e l’origine delle parrocchie rurali, caratterizzanti gli ultimi secoli del primo millennio.
I pochi, ma assai probanti, documenti che abbiamo ci danno ormai per certo che la prima e più antica sede parrocchiale sia stata la chiesa di San Giorgio Martire, un edificio sacro di modeste proporzioni, demolito agli inizi del sec. XVI. Non ci è dato sapere a quale epoca risalisse la costruzione di questa chiesa, ma la sua antichità la possiamo arguire da alcuni accenni della Bolla Pontificia del 1526 con la quale veniva trasferita canonicamente la sede parrocchiale.
La chiesa «successivamente costruita dalla devozione del popolo» è quella di Santa Maria de Paradiso che nei primi del 1500 era stata ampliata e non costruita (come la Bolla lascerebbe capire), in quanto di essa abbiamo notizia fin dai secoli XII-XIII.
La chiesa di san Giorgio doveva essere antecedente a questo periodo.
La sua posizione, ai margini dell’antico abitato di Racale, fa pensare che la sua costruzione sia stata effettuata quando era già completato il processo di urbanizzazione che diede origine a Racale; per ipotesi si può pensare al passaggio fra il primo e il secondo millennio.
Comunque, a motivo della dipendenza della chiesa di San Giorgio dal castello ed anche per l’accresciuto numero degli abitanti di Racale, agli inizi del sec. XV, come conferma la Bolla del 1526, le funzioni parrocchiali furono di fatto trasferite in una chiesa più grande, prospiciente la piazza, costruita dalla devozione del popolo interno al sec. XII ed intitolata a Santa Maria de Paradiso. Clemente VII con la sua Bolla sanzionò tale trasferimento ed autorizzò il barone Alfonso Tolomei ad abbattere l’antica sede parrocchiale per le esigenze di ristrutturazione del castello.
Nel sec. XV il clero di Racale è già organizzato in forma collegiale, sotto il nome di Capitolo Ricettizio, e si vanno definendo sempre più chiaramente ruoli differenziali nel suo interno. Quello di Racale era costituito da nove membri, escluso l'Arciprete, che aveva un beneficio proprio.
Contemporaneamente all'interno del Capitolo si andò delineando una differenziazione fra i vari membri, che diede origine alle "dignità". In un primo tempo tale differenziazione fu solo funzionale: vi era un Arcidiacono che presiedeva le celebrazioni liturgiche del Capitolo, un Cantore che intonava le Antifone ed i Salmi, un Primicerio che apriva e guidava le processioni, allora frequenti.
Interessante, invece, può risultare la successione degli Arcipreti della chiesa parrocchiale di Racale, per la sua capacità di riflettere le
varie epoche attraverso le quali scorre.
La serie degli Arcipreti a noi pervenuta inizia dai primi decenni del 1400, ma vi sono elementi sufficienti per affermare che il suo inizio deve risalire indietro di diversi secoli.