CHIESA DELLA MADONNA DEI FIUMI

Ad essa è legata l'antica devozione verso la Madonna di Costantinopoli, venerata sotto lo speciale titolo "dei Fiumi" giacchè ricorrevano le giovani madri prive del latte materno per nutrire i propri neonati e, spesso, se ne tornavano prodigiosamente esaudite dalla Madre di tutte le madri

La Chiesa della Madonna dei Fiumi, situata ai piedi della collina «Li Specchi», è sorta su un antico insediamento di monaci italo-greci.

 

Ai piedi della collina «Li Specchi» sorge una chiesa, intitolata alla Madonna dei Fiumi, che la nebulosa memoria del popolo tramanda fondata dai Turchi.
Narrano, infatti, che alcuni Turchi, viaggiando per mare, sì imbatterono in una spaventosa tempesta e, una volta perduti, fecero voto che se avessero toccato terra sani e salvi, in quello stesso luogo avrebbero innalzato un tempio in onore della Vergine Maria. Così avvenne che approdarono nella baia di Torre Suda e, spintisi verso l’entroterra, ai piedi della collina edificarono questa chiesa a soddisfazione del voto fatto.

Risulta evidentemente paradossale questo racconto popolare, giacchè le cronache ufficiali assicurano che, se Turchi vennero in queste contrade, vennero però da predatori; e pur ammettendo un naufragio, come pensare tuttavia che dei musulmani convinti potessero aver invocato, e, comunque, venerassero Colei che della fede cristiana è una delle espressioni più caratterizzanti? Tuttavia, non si può neppure liquidare con troppa superficialità come leggenda ciò che tramanda la memoria popolare, che interpreta fatti e circostanze nella misura in cui è impressionata da essi, ma che non ha alcun interesse a mettere in piedi leggende e fantasticherie di pura invenzione. Un fondo di verità non può essere disconosciuto facilmente. Semmai, come si vedrà, ci troviamo qui in presenza della fusione, fino alla confusione, di fatti, personaggi ed epoche diversi, ma sempre relazionati al monumento di cui si parla.

Ci giunge notizia che laddove oggi insiste la Chiesa della Madonna dei Fiumi, sorgeva anticamente un insediamento di monaci italo - greci, i quali avevano creato un calogerato attorno ad un luogo di culto, dedicato secondo il loro costume a S. Maria di Costantinopoli. Ecco, allora, gli antichi fondatori del culto mariano venuti dal mare, come narra il racconto popolare.
Infatti, tali monaci di origine greca saranno di certo appartenuti a quella schiera di religiosi fuggiaschi dall'Oriente, dove nei secoli VIII-IX imperversava la persecuzione iconoclasta fomentata dagli imperatori bizantini.


La nostra costa jonica offre facile approdo in tantissimi lidi, come Torre Suda: sicché dovette sbarcare anche qui come altrove un drappello di tali fuggiaschi e alcuni si insediarono ai piedi della collina «Li Specchi», dove esistevano grotte ed anfratti, altri penetrarono all'interno e si situarono chi sulle colline dell'entroterra e chi nelle campagne, costruendo celeberrime abbazie.
Durante i lavori di restauro della Chiesa della Madonna dei Fiumi sono stati rinvenuti i resti del primitivo luogo di culto bizantino, affossati sotto l’attuale area presbiteriale.

La scomparsa dei monaci, avvenuta non oltre il sec. XIV, provocò la graduale distruzione dell’insediamento primitivo. Sui frammenti di affresco rimasti nel sito originario si possono leggere in graffito alcune date e alcuni nomi di non facile decifrazione; evidentemente, benché privo di custodi, il luogo di culto rimase meta costante di pellegrini, giacchè da epoca immemorabile alla Madonna dei Fiumi ricorrevano le giovani madri prive del latte materno per nutrire i propri neonati e, spesso, se ne tornavano prodigiosamente esaudite dalla Madre di tutte le madri.

Su questi ruderi nel 1611 l’arciprete don Pompeo De Benedittis fece innalzare una chiesa vera e propria, di discrete dimensioni, a forma quadrangolare, costruita interamente in conci di tufo locale ben squadrati. L’icona rimase sottoposta, rispetto al nuovo piano della chiesa, di tre gradini. Ai due lati sul muro di fondo, furono pitturate a fresco le immagini di S. Elia profeta e di S. Leonardo abate.

Il motivo per cui l’arciprete De Benedittis si avventurò nella costruzione di un opera così importante e impegnativa in una zona di non facile accesso per quei tempi non lo sappiamo. Ma ci sovviene tuttavia il racconto popolare sulle origini della Chiesa e che parla espressamente di Turchi. Nelle cronache dell’epoca si parla di un feroce scontro tra i Turchi e le truppe feudali, avvenuto a Racale nel 1547, uno dei pochi che vide strepitosamente vincitori i Salentini e che seminò panico e morte nelle file avversarie. Il luogo dello scontro fu descritto come pieno di anfratti e di sterpaglie, e nel territorio di Racale l’unico che corrisponda alle indicazioni degli storici è proprio quello della Madonna dei Fiumi. Pertanto, è ipotizzabile che la costruzione della chiesa abbia voluto celebrare la vittoria riportata in quella battaglia contro i Turchi, e nel contempo costruire un baluardo di “fede” che potesse fornire una soprannaturale protezione contro le scorribande continue dei Turchi.


Nella seconda metà del 1600 si ritirò presso la chiesa della Madonna dei Fiumi, Mariano Lannocca, un pio giovane di Racale, desideroso di consacrarsi al culto della B.V. Maria e di condurre vita eremitica. A lui si associarono altre cinque persone, tra cui un sacerdote, tanto che nel 1719 il vescovo di Nardò Mons. Antonio Sanfelice li costituì in Ordine Eremitico, nominando loro capo Mariano Lannocca.
Con tale drappello di compagni fra’ Mariano, ampliò la chiesa, smontando la facciata ed anteponendo alla originaria costruzione quadrangolare un altro edificio esattamente uguale per dimensione e forma a quello già esistente. Quindi, ricostruirono la primitiva facciata, recuperando tutti i pezzi già smontati.
Rifecero ex-novo anche l’altare maggiore, che resero più imponente staccando l’icona della Madonna dal sito primitivo e a collocarono al centro del nuovo altare. Fra’ Mariano morì il 12 luglio 1722, non dopo aver costruito affianco alla chiesa un eremo, bonificato l’area intorno e creato un grande giardino con vigne, alberi comuni e 150 alberi di ulivo. Altri otto devoti si unirono alla schiera eremitica di fra’ Mariano.

In seguito alla proibizione di seppellire i defunti nelle area urbane, nel 1828 fu sfondato il pavimento della Chiesa e furono scavate 6 fosse comuni. Si cominciò a seppellire in tali fossi nel 1832 e sono state utilizzate ininterrottamente fino al primo quarto del secolo corrente, quando si è incominciato a costruire il cimitero comunale, che attualmente circonda la chiesa.

BIBLIOGRAFIA
A. Serio, G. Santantonio - Racale, note di storia e di costume - Editrice Salentina, 1983, parte seconda, pagg. 242-252