CHIESA DI
S. MARIA LA NOVA

con annesso Convento di origine benedettina, databile intorno alla fine dell'XI sec.

LE ORIGINI

La Chiesa di Santa Maria la Nova e il cenobio benedettino che un tempo le era annesso sono di fondazione antichissima; l'origine è databile tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo. Nel 1444 i Frati Francescani, provenienti dalla Bosnia e insediatisi in Santa Caterina Novella di Galatina, domandarono al Vescovo di Nardò Mons. Stefano de Pendinellis di poter utilizzare le rovine dell'antico cenobio benedettino di Racale per costruirci un loro convento. Il Vescovo aderì volentieri alla richiesta dei Frati, anche per la simpatia che in quegli anni San Bernardino da Siena aveva suscitato per i “poverelli” di San Francesco d'Assisi, predicando nella diocesi di Nardò. La chiesa, che presenta un prospetto neoromanico, è ricca di affreschi e olii su tela.

 

FONDAZIONE

La chiesa di S. Maria la Nova, con il cenobio benedettino che un tempo le era annesso, sono di fondazione antichissima. Su questo concordano molte fonti che ne datano l’origine tra la fine del sec. XI e l’inizio del sec. XII. Nonostante però, le fonti concordano sul periodo, esse discordano sull’anno e sul nome del fondatore. A rendere poco chiare le idee ha contribuito la confusione presente tuttora, tra la chiesa e il cenobio.

Una prima testimonianza importante ci è offerta dal Chronicon Neritinumin cui si legge:

“Anno 1120. il Conte Boemondo e Costanza sua moglie fabbricarono un bel convento nella terra di Racle e la donarono all’Abate tristaino benedettino, …”

Questa e la prima fonte che documenta l’esistenza del convento in Racale anche se questa notizia è storicamente inesatta per incongruenza tra l’anno presente nel Chronicon e l’anno di morte di Beomondo I. Perciò si conclude che esso sbaglia o nell’anno o nel nome del fondatore.

Nel 1764 lo storico abruzzese Pietro Polidori, nella sua opera De Neritina ecclesia ac de suis Episcopis Dissertatio Historica, dopo accuratissima ricerche documentarie, riporta questo:

“A Gaufredo successe nella Contea il figlio Goffredo… infatti nell’anno 1085 costruì un insigne monastero in Conversano… al quale ne aggiunse un altro, sotto il titolo di San Benedetto, nella terra di Racale, diocesi di Nardò” (traduz. dal latino)

Quest’altra fonte verrà confermata da un altro storico neritino, che attribuisce, anch’esso la fondazione del convento al conte Goffredo e colloca cronologicamente la fondazione nell’anno 1154.


LA STRUTTURA E LE VICISSITUDINI STORICHE

Da quanto rimane tuttora in piedi di quello che fu l’antico convento benedettino, strutturalmente, si evince quanto segue:
la chiesa di S. Maria la Nova, aveva certamente tre navate, conservate fino agli inizi del sec. XVII; la navata centrale era più alta le altre due più basse, con volte a capriate e a tegole. Tracce della triplice navata restano a sinistra dell’attuale chiesa.
Questa navata laterale si è salvata perché in un secondo momento è stata chiusa e trasformata in una serie di cappelle, che in ultimo sono stati separati dal resto della chiesa. Lo sviluppo in lunghezza della chiesa era maggiore dell’attuale: infatti, sopra un muro della sacrestia, posto dietro al presbiterio, sono conservati due pilastri poliscili e da alcuni affreschi che hanno un chiaro riferimento alla presenza di un coro dietro al presbiterio. Il cenobio di S. Benedetto si apriva a sinistra (per chi guarda dalla chiesa), ma in posizione più arretrata rispetto al fronte attuale; di esso restano alcuni pilastri e alcuni archi a tutto sesto acuto.
Nel 1395 si ebbe un rovinoso terremoto le cui conseguenze furono particolarmente disastrose per il cenobio e probabilmente anche per la chiesa di S. Maria la Nova. Questa notizia appare attendibile perché il terremoto che colpì l’area jonica del salento è registrato nelle cronache ufficiali.
Nel 1444 i Frati Francescani, chiesero al vescovo di Nardò di poter utilizzare le rovine dell’antico cenobio benedettino di Racale per costruirci il loro convento. Il vescovo aderì volentieri alla richiesta dei frati, anche per la simpatia che in quegli anni S. Bernardino da Siena aveva suscitato verso i “poverelli” di S. Francesco, predicando nella diocesi.


Dopo secoli di storia, il 6 luglio 1866 il convento fu soppresso dalle leggi eversive del nascente Stato Italiano. Successivamente nel 1884, una parte dello stabile fu restituito all’Ordine Francescano, senza però ospitare nessuna comunità religiosa, a causa del momento particolarmente difficile che attraversava l’Ordine in quel periodo.
Così, pochi anni dopo l’Ordine vendette a privati la parte del convento recuperata. Il resto dell’edificio rimase in mano del Comune, il quale lo adibì prima a sede municipale, poi ad alloggio per militari, quindi a ricovero per profughi e infine a ospizio per famiglie indigenti.
Nel 1921 il Comune cedette parte dell’edificio in suo possesso al nascente “Educatorio S. Antonio”, tenuto dalle Suore Salesiane dei SS. Cuori, per farvi un asilo infantile. Negli anni '50 fu abbattuto gran parte del porticato con l'intenzione, da parte dell'Amministrazione Comunale di costruire un nuovo asilo nido, che però non vide mai luce.
Negli anni a seguire, la Parrocchia di S. Giorgio, rimasta proprietaria della sola Chiesa, recuperò prima la parte di proprietà dell'"Educatorio S. Antonio" attraverso un atto di permuta, nel 2000 acquistò la proprietà anche delle parti in mano ai privati, riportando tutto il complesso sotto un'unica proprietà.
Grazie ai finanziamenti per il Grande Giubileo del 2000, tutto il complesso è stato completamente risanato dal punto di vista strutturale e sono stati riportatati alla luce numerosi affreschi creduti scomparsi.
Oggi la Chiesa viene utilizzata nel Triduo in onore di S. Antonio da Padova e per veglie e momenti di preghiera per i giovani che "abitano" anche alcune stanze del Convento.