La Diocesi di Nardò-Gallipoli ha reso noto il motto e lo stemma episcopale con il quale si effigerà il nuovo Vescovo Mons. Fernando Filograna. “Omnia in bonum” – “Tutto è per il nostro bene”, questo il motto episcopale del nuovo Vescovo.
Lettura dello stemma
Al centro CRISTO RISORTO: Gesù ricorda a tutti: quando mi collocherete al vertice di tutte le attività della terra, compiendo il dovere di ogni momento ed essendo miei testimoni nelle cose grandi e piccole, allora attirerò tutto a me, e il mio regno in mezzo a voi sarà una realtà (Gv. 12,32).
A sinistra LA STELLA: A Gesù si va e si ritorna sempre per Maria. La mamma della terra guarda con maggiore predilezione il figlio più debole, il più ammalato, il meno intelligente, il povero. Noi siamo i suoi figli e dal suo trono celeste soccorre noi nelle grandi e nelle piccole necessità. Maria è la stella, la via sicura per trovare Dio.
LE SPIGHE: L’umiltà di Gesù: a Betlem, a Nazaret, sul Calvario e nell’Ostia Santissima: si è nascosto nel pane. Si è umiliato fino a questo estremo per amore nostro. E’ rimasto nel tabernacolo per esser nostro alimento, per darci forza, per divinizzarci, per dare efficacia al nostro lavoro, al nostro sforzo. Ci ha fatti membra sue, membra unite ad altre membra, il suo corpo. Attraverso i sacramenti (7 spighe) sperimentiamo la spiritualizzazione deificante dello Spirito Santo che non solo ci configura a Cristo, nel Battesimo, ma ci cristifica per intero, ci associa alla pienezza di Cristo. Lo Spirito Santo attraverso i sacramenti continua ad assistere la Chiesa di Cristo in modo che sia sempre e in ogni cosa un segno innalzato in mezzo a tutte le nazioni, per annunciare agli uomini l’amore di Dio.
Il BLU dello sfondo: il mare della storia nel quale il Signore ci chiama ad operare.
Spiegazione del motto
Tutto è per il nostro bene: è un messaggio di serenità, di gioia, di pace quello che San Paolo ci offre nella Lettera ai Romani (cfr. Rm 8,28). Sono tre parole che dipingono il Figlio di Dio: il Signore ci ama come un padre e pertanto ogni avvenimento lieto o triste per un figlio di Dio è sempre favorevole, è sempre per il suo bene.
Queste tre parole sono un atto di fede, di amore e di speranza: spingono ad amare la volontà di Dio e aiutano ad avere una visione soprannaturale della storia.
San Paolo non dice che tutto è buono, ma che tutto è per il bene. Perché esiste il peccato, esiste il diavolo che semina la zizzania nel campo della Chiesa e del mondo. Ogni giorno si sperimenta il mistero del male! E sembra che Dio sia assente, non faccia nulla; invece esiste soprattutto il mistero dell’amore di Dio che vince il male con il bene, che ha distrutto il peccato e ha salvato l’uomo. Ha creato la libertà, ha voluto l’uomo libero perché potesse corrispondere al suo amore, e così ha rischiato di vedere usata male la libertà proprio da parte dei suoi figli. Ma per venire incontro all’uomo, ha dato la vita, è morto sulla croce e ha distrutto la morte e il peccato.
La liturgia pasquale nell’Exultet canta ‘felice colpa che meritò un così grande Redentore!’. Il peccato di Adamo ha portato Dio a incarnarsi e redimerci con la sua croce, ha permesso all’uomo di essere elevato alla dignità di figlio di Dio, erede della gloria. Allora Omnia in bonum non è un’esclamazione di impotenza di fronte al male che si presenta come irrimediabile, non è una forma di difesa da parte del nostro pessimismo ma diventa un grido che ci impegna all’ottimismo, alla speranza, a lottare con tutte le forze perché Dio sa trarre il bene dal male. Il peso dei peccati e delle offese, tutte quelle mancanze di generosità che noi uomini a volte avvertiamo in modo drammatico e che non vorremmo mai aver fatto, grazie al dolore di amore, diventano fonte di gioia, di perseveranza e di fortezza.
Il peccato non può mai concorrere al bene, perché il peccato distrugge e uccide, ma il peccato muove Dio a venirci incontro come va incontro al figlio prodigo. Se noi umilmente riconosciamo le nostre colpe e ci lasciamo abbracciare dalla sua misericordia, allora Dio sa trarre un grande bene anche dalle nostre miserie. Nella vita, poi, si incontrano tante difficoltà: ci sono contrarietà, umiliazioni, prove. San Pietro nella sua Prima Lettera ricorda che l’oro che è provato nel crogiolo (cf 1Pt 1,7): esse sono momenti che la Provvidenza divina permette affinché possiamo purificarci. Se vissute con amore, possiamo valorizzarle come strumenti di corredenzione; possiamo unirle alle sofferenze di Cristo per la salvezza dei fratelli.
E questa è la grande rivoluzione del Cristianesimo: il dolore diventa un tesoro, la sofferenza fisica diventa feconda grazie all’amore.
Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?
Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio!